di Maria Rosa Calabrese
La Sand-play therapy, o gioco della sabbia, e una terapia non verbale ideata da Dora Kalff, allieva di Emma Jung, su ispirazione del «gioco del mondo» della dottoressa Lowenfeld.
Nel gioco della sabbia il paziente crea, con alcuni oggetti, immagini tridimensionali dentro a cassette azzurre di particolari dimensioni, contenenti sabbia. Attraverso queste «opere» si attiva un processo di trasformazione psichica che produce effetti benefici anche sul piano della realtà cosciente. Il terapeuta condivide con il paziente il momento creativo, garantendo, come diceva Kalff, uno spazio libero e protetto. Libero da qualsiasi pregiudizio o anticipazione interpretativa e protetto da ogni invasione energetica estranea all’accoglimento del processo così come si manifesta.
Prendiamo ora in considerazione il colore in relazione alla teoria di Goethe e al suo valore nel gioco della sabbia.
L’occhio che guarda i quadri di sand-play viene colpito immediatamente dal colore, che sottolinea passaggi e cambiamenti importanti nel processo psichico in atto. È importante, in questo contesto, che il terapeuta non reagisca personalmente (contro-transfert) a quello che ha davanti, ma acceda a una dimensione transpersonale. Per questo scopo la teoria del colore di Goethe offre un ottimo e interessante orientamento.
Merito di Goethe è aver sottolineato che il colore possiede una sua qualità naturale, una sua funzione specifica, un’influenza che, attraverso l’occhio, arriva all’anima di colui che vi entra in contatto.
Il colore è ciò che la sua natura 10 fa essere e non ciò che io sento che esso è per me.
Questa visione del colore e il gioco della sabbia si situano in quella sfera dove il sensibile entra nel non sensibile, usando un’espressione goethiana. L’esperienza attraverso i sensi fisici si trasforma in un’esperienza dell’anima. Gioco e colore si collocano così nello spazio dove si crea simbolo, unità di materia e di spirito, che ci permette di usare l’energia trasformativa della nostra psiche. Il mondo del sentire prende in questo modo una posizione centrale; la conoscenza intellettiva segue e non precede la comprensione sensibile-Sentimentale.
Il colore, per Goethe, nasce dall’incontro dinamico di luce e tenebre, dove la luce e assenza di materia e la tenebra e massimo ispessimento della materia. Il colore, che il nostro occhio percepisce, varia a seconda della quantità di materia che si para davanti su un fascio di luce pura, proiettata su una parete bianca.
Con questo esperimento Goethe ha visto che i colori che vanno dal giallo al rosso sono quelli dove la materia, posta davanti alla luce, è di quantità inferiore rispetto ai colori che vanno dal rosso al blu. Dunque il giallo è il colore più vicino alla luce, il suo movimento è centrifugo, procede cioè dal centro alla periferia. Il suo gesto e radiale. Ha il beneficio di portare luce ed energia solare calda ovunque si presenti. Se e quando questa solarità diventa eccessiva può «bruciare» ciò che tocca.
Il rosso, che occupa la posizione centrale tra luce e tenebra. È il colore del movimento per eccellenza. È rosso tutto ciò che possiede movimento autonomo e di conseguenza produce calore, per esempio fuoco e sangue. È il colore della trasformazione delle cose, del consumo energetico, della combustione, della lotta che produce cambiamento. Il rosso sviluppa molta energia e ha difficoltà ad essere controllabile se non si ha dimestichezza nell’usarlo.
Il blu è il colore più vicino alle tenebre. Il suo movimento è centripeto, dalla periferia si muove verso il centro, il suo gesto e curvo. Il blu ci porta dentro, ci conduce al di là della realtà diurna, ci accompagna nella notte, nel sonno, nel sogno. Ci accoglie laggiù.
Per questo può creare una sensazione di paura, di soffocamento, di misteriosa pericolosità o di grande e piacevole abbandono, a seconda della capacità dell’Io di staccarsi dalla realtà diurna. Il blu è il colore del cielo e del mare per eccellenza, le «acque di sopra e quelle di sotto», come dice la Genesi, adottano tonalità diverse di questo stesso colore.
Il verde è, dei colori che nascono per fusione dei tre principali (giallo, rosso e blu), il più importante per Goethe, essendo in natura molto diffuso e indispensabile alla nostra vita fisica (piante).
Il verde nasce dal perfetto equilibrio di giallo e blu. Quando ciò avviene, dice Goethe, non si può e non si vuole andare oltre… È il colore del riposo nel sonno, della rigenerazione, del nutrimento che madre natura ci offre per ritemprarci delle nostre fatiche combustive. Il verde precede e segue sempre il rosso, creando ciò che il rosso consumerà. In pittura questi due colori si dicono complementari, il loro rapporto crea una completezza. Verde / rosso è una connuctio oppositorum, usata frequentemente nell’immagine per esprimere una completezza che si è venuta a creare nel profondo. Anche la nostra vita fisica è continuamente influenzata da questo rapporto, pensiamo al ritmo Veglia / sonno e mangio / consumo. Anche Kalff aveva notato che nel sand-play spesso il momento vegetativo [verde) era accompagnato da un momento di lotta (rosso]. Verde e rosso esprimono anche nel gioco della sabbia la loro importante complementarità; il loro rapporto pieno di carattere, come lo definisce Goethe, li rende tanto indispensabili.
Il contato con il colore, attraverso ciò che ci circonda o la nostra attività creativa, ha la capacità di tenere sveglio il nostro mondo dei sensi, porta d’accesso preferenziale all’anima. Questa è per Goethe l’azione sensibile e morale del colore.
Nel gioco della sabbia è facile sentire le qualità del colore.
Ogni immagine con giallo dominante ci fa sentire qualità solari, calde e luminose, mentre la forte presenza di blu crea uno spazio profondo e silenzioso, spirituale. Il verde ci porta nel mondo della crescita, dell’umido, del riparo e il rosso ci dà calore e agitazione emotiva.
Concludendo mi sembra che la visione del colore di Goethe, qui solo brevemente accennata, sia un valido strumento per sviluppare la qualità del comprendere con i sensi e con l’anima ciò che sta avvenendo nello spazio terapeutico. Ciò ci permette di stare in una dimensione transpersonale e di fare l’esperienza di un vuoto interiore vivo, in grado di accogliere ciò che avviene, senza giudizio né aspettative mentali e personali.