Ricordando Adriana Mazzarella
di Iolanda Stocchi
Adriana, una “sirena” vesuviana. Perché dico questo?
Sembra che i Greci proiettassero sulle sirene la loro aspirazione profonda a una conoscenza perfetta, se ancora in epoca bizantina si usava la parola “sirena” per dire “dottore”, sapiente: Adriana era portatrice di questo tipo di sapienza.
Desidero ricordare Adriana – che è stata per me terapeuta, maestra e compagna di viaggio – con un’immagine.
Chi ha conosciuto Adriana sa che la sua energia vulcanica era contagiosa, dagli incontri con lei ne uscivi trasformata. Come età poteva essermi madre, ma l’ho sempre vissuta più come “grand-mère” per la saggezza e la potenza che erano in lei.
L’immagine mette insieme le nostre vite e le nostre passioni.
In questa immagine, la sua passione incrocia la mia: la sirena come tentativo di incarnazione di un principio femminile, diffamato anche mitologicamente.
Tutti sanno dell’originale e unico lavoro di Adriana sulla Divina Commedia come processo di individuazione.
Nell’immagine, Virgilio invita Dante, dormiente o sognante, a contemplare il mistero del femminile.
L’immagine oscilla tra sonno e sogno, come se Virgilio invitasse Dante a svegliarsi per contemplare, o indicasse e rendesse visibile a noi quello che Dante sta già vedendo in sogno. Solo con un salto di coscienza – una coscienza più sognante – diventano visibili le visioni.
La nostra tradizione parla di una Dio solo maschile. L’aspetto femminile è considerato solo nella sua manifestazione materna e virginale. Solo quella è redenta e va in cielo: Maria. L’aspetto “erotico” del femminile – la donna rossa – non solo non si è ancora incarnato, ma è stato anche demonizzato. L’archetipo si è scisso: l’aspetto bianco è salito in cielo, quello rosso è sceso all’inferno.
In questa visione dantesca non è così.
Il cuore del mistero sembra stare in quel contatto tra Maria e la Sirena incoronata, anche lei assunta in cielo. Maria mette mano al cuore della Sirena incoronata e redenta, a sottolineare che il femminile tutto intero è stato assunto in cielo, la parte bianca e quella rossa. Un sapere che parte dal cuore, un conoscere che è nascere insieme alla cosa conosciuta, con un “eros” molto femminile. Una coscienza erotica: capace di tenere insieme dimensioni diverse e contradditorie dell’essere.
Adriana me la immagino lì – a dialogare con i suoi compagni di viaggio di sempre – e a toccare il mistero.