di Iolanda Stocchi
Ricordare MariaRosa porta gesti, immagini e poesie.
La “sabbia” è il fil-rouge che mi lega a lei.
Il mio primo ricordo: un viaggio in macchina insieme nel 1995 per andare a un seminario di Martin Kalff a Zollikon, intrecciando discorsi colorati tra oriente e occidente, alchimia e sabbie.
L’ultimo ricordo: a Sarzana nella sua stanza, nel suo letto come una “madonnina orientale”, avvolta in un sari rosso.
Quel giorno, io e Sonia Giorgi – in un’altra stanza, il suo studio con il Gioco della Sabbia – per salutarla, abbiamo sentito il bisogno di fare una sabbia insieme.
Gesti come preghiera.
Ci siamo mosse senza parlare.
Mentre pensavo “ci vuole del rosso” Sonia ha preso un fiore rosso.
Maria Rosa, donna colorata e appassionata.
Chiudo con le parole di una poetessa amica, Chandra Livia Candiani.
Ora sei trasfigurata
tutta
ora sei mondo
non mi accompagni
cammino in te
mi hai pienamente
abbandonato
riconsegnato all’intero
che sei che siamo
che mi bisbiglia notturni
e disorientando orienta
al senza meta
al silenzio.
Tu l’hai aperto
il sacco opaco il velo
l’hai divelto tu splendi.
Seduta in riva alle lacrime
pesa un quintale
la necessità di grazia.
(da La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore Ed. Einaudi, 2014)